Pecore che si rifiutano di essere pecore

Ormai il mondo è abitato da esseri orribilmente indipendenti, complessati, insoddisfatti; innamorati incapaci di amare, pecore che si rifiutano di essere pecore, ma che brucano ugualmente, fantasticando di essere fuori dal gregge; insomma, ottimi clienti per Freud, Buddha, Fashion TV e Facebook.

da Un amore di Salinger
di Frédéric Beigbeder
(Mondadori, 2016)

Quel libro

Stamattina sono andato a Ravenna alla presentazione di un libro, dopo ho fatto un giro lì a Ravenna, c’era una bionda seduta su una panchina che leggeva quel libro, poi sono entrato in libreria e c’era una donna che acchiappava quel libro dalla vetrina perché era l’ultima copia, poi son passato davanti un chiosco di piadine, c’era un’altra donna che teneva quel libro sotto braccio, e dopo sono andato alla stazione per prendere il treno di ritorno, c’era una ragazza in piedi alla fermata dell’autobus, col sole in faccia, che leggeva, cosa leggeva? Quel libro lì.

Pezzi di nulla

La vita divenne meno bella.
Di ritorno a Dacca, mi accorsi di aver perso l’uso di una parte del cervello. La mia abilità con i numeri era sparita. Non ero più capace neanche di effettuare le operazioni più semplici.
In compenso, pezzi di nulla mi riempivano la testa. E sono rimasti lì.

da Biografia della fame
di Amélie Nothomb
(Voland, 2005)

Supersete

Io conobbi una sete che non aveva nulla di metaforico: quando avevo un attacco di potomania, potevo bere fino alla fine dei tempi. Alla fontana dei templi, là dove il ricambio incessante produceva l’acqua migliore, riempivo in continuazione il mestolo di legno e bevevo il miracolo che mille volte tornava a zampillare. L’unico limite era la mia capacità, che era immensa: non si può neanche immaginare cosa riescano a contenere questi bidoncini.

da Biografia della fame
di Amélie Nothomb
(Voland, 2005)

Brodaglia

Non avevo fame dell’inglese, quella lingua stracotta, puré di squittii, chewing-gum masticato che ci si passava di bocca in bocca. L’anglo-americano ignorava il crudo, la rosolatura, il fritto, la cottura a vapore: non conosceva altro che la bollitura. In quella lingua si articolava appena, come durante i pasti in cui gente stremata spazza via il cibo senza pronunciare una parola. Era una brodaglia non civilizzata.

da Biografia della fame
di Amélie Nothomb
(Voland, 2005)

In campagna

“In campagna si può acquisire una grande esperienza” avevo pensato addormentandomi “bisogna solo leggere, leggere, di più, leggere”.

da Memorie di un giovane medico
di Michail Bulgakov
(Marcos y Marcos, 2017)

Il letto

Il mio ufficio, la sede principale del mio lavoro, diciamo così, quando correggo le bozze, è il letto. Questa cosa mi provoca un certo orgoglio. Volevo dirlo. Così.

Fioche

Ho molto vissuto, molto bevuto, molto pensato, so, quello che dico. Tutte le vostre stelle polari scivolano verso il tramonto, e se non ci scivolano, se va bene luccicano fioche. E, non vi conosco, a voi, persone, vi conosco poco, raramente ho fatto attenzione a quel che fate, ma c’è una cosa, di voi, che mi interessa. Mi interessa lo stato della vostra anima, per sapere se è probabile che torni a brillare la stella di Betlemme o se luccicherà, ancora, fioca, e questa è la cosa più importante. Perché tutte le altre scivolano verso il tramonto, e se non scivolano, se va bene luccicano fioche, e se anche brillassero, non valgono un soldo bucato.

da Mosca – Petuškì, poema ferroviario
di Venedikt Erofeev
(Quodlibet Compagnia Extra, 2014)

Per niente noioso

No, adesso però bisogna vivere! E vivere non è per niente noioso. Vivere era noioso soltanto per Nikolaj Gogol’ e per il re Salomone. Se abbiamo vissuto trent’anni, bisogna provare a viverne altri trenta, sì, sì. «L’uomo è mortale» ecco il mio parere. Ma visto che mi hanno partorito, non ci si può far niente, bisogna vivere un po’. «La vita è meravigliosa», questo è il mio parere.

da Mosca – Petuškì, poema ferroviario
di Venedikt Erofeev
(Quodlibet Compagnia Extra, 2014)

Uno scrullone

Stamattina mi son svegliato con un racconto di Bulgakov, un racconto che parla di lui, di Bulgakov, quand’era alle prime armi, nel suo mestiere di medico, ancor meno che alle prime armi, si era appena laureato, che l’avevan mandato in un ospedale di periferia e gli era capitato di fare delle operazioni chirurgiche che era la prima volta che le faceva, e come faceva? Si arrabattava, col suo buonsenso, con quello che sapeva e che aveva visto all’università, con del sudore, con l’ansia, e mi son venute in mente delle situazioni simili che ho vissuto io, le abbiam vissute poi tutti, queste situazioni così, quando devi far qualcosa che non hai mai fatto, che è pericoloso se sbagli, ma la devi fare subito, quella cosa, e ci provi, hai paura, una gran paura, in qualche modo però ci riesci, a farla, quand’è la fine.
Ecco, io penso che se uno, questa paura qui, la paura urgente di sbagliare, è del tempo che non la prova, se uno non la prova nei suoi giorni vuol dire che si è troppo riparato, secondo me, e che è ora che si dia uno scrullone, come si dice da noi, e si rimetta in circolo, nel mondo, altrimenti non si combina poi niente, a star riparati a far sempre le stesse cose, non si combina.