Ma te

Ero in bici, su viale Oriani, ho incrociato lo sguardo di una biondina, davanti alla farmacia, mi ha sorriso. Avrei voluto fermarmi, e chiederle: «Ma te, ma sei sicura che hai visto bene, e che ti convenga, sorridere a uno così?»
Invece, ho tirato dritto.

Buio

C’era un sole così bello, oggi, che verso le sette quand’è venuto buio, io non volevo che veniva buio, mi è venuto un po’ da piangere.

Giretti

Io, questo è un periodo che c’ho un sacco di gente, che mi chiedono, ma quand’è che ci vediamo, ma non ti fai più vedere?, sabato ci sei?, domenica?, ma quand’è che vieni a trovarmi, ma se veniamo su noi, a trovarti?, ma cosa fai stasera?, ci sei, che ci facciamo un giretto?
Io, questo è un periodo che c’ho da scrivere, non c’ho tempo, per fare i giretti.

Il sette o l’otto

Mi è capitato un caso sorprendente: di colpo ho dimenticato cosa viene prima, il sette o l’otto.
Sono andato dai vicini e ho chiesto cosa ne pensassero.
Qual è stata mai la loro e la mia meraviglia, quando si sono resi conto di colpo che neppure loro riuscivano a ricordare l’ordine dei numeri: uno, due, tre, quattro, cinque e sei se li ricordavano, ma quello che viene dopo se l’erano dimenticato.
Tutti insieme siamo andati al negozio Gastronomia all’angolo tra la Znamenskaja e la Bassejnaja, e ci siamo rivolti con il nostro problema alla cassiera. La cassiera ha sorriso con tristezza, ha tirato fuori dalla bocca un martelletto e, muovendo leggermente il naso, ha detto:
«Secondo me, il sette viene dopo l’otto nel caso in cui l’otto venga dopo il sette».
Abbiamo ringraziato la cassiera e felici ci siamo precipitati fuori dal negozio. A questo punto, però, riflettendo bene sulle parole della cassiera ci siamo avviliti di nuovo, perché esse ci sono sembrate prive di senso.
Che fare? Siamo andati al Giardino d’Estate e là ci siamo messi a contare gli alberi. Ma arrivati al sei ci siamo fermati e ci siamo messi a discutere: secondo alcuni dopo veniva il sette, secondo altri l’otto.
Saremmo rimasti lì a discutere per un bel pezzo se per fortuna a un certo punto da una panchina non fosse caduto un bambino, rompendosi tutt’e due le mascelle. Il fatto ci ha distolto dalla nostra discussione.
Poi siamo tornati ognuno a casa sua.

 

da Casi
di Danill Charms
(Adelphi, 2014)

Risaputo

Tutte le persone sbagliano, è risaputo. Io, certi giorni mi sembra di essere quello che sbaglia più di tutti. Il primo in classifica, proprio. È così.

Spalle

Quando un libro ti gira le spalle, è dura. Gli devi dare tutto. Non ti lascia scrivere altro. Dei giorni difficili. Poi arriva il giorno che ci riesci, lo prendi per le spalle e lo rigiri verso di te, e lui torna a guardarti come faceva prima che ti girasse le spalle, e lì ti sembra che i giorni difficili son valsi a qualcosa. Ed è bellissimo.

Quando

È meglio non andare da nessuna parte, quando non t’han chiamato.

 

da Disastri
di Daniil Charms
(Marcos y Marcos, 2011)

Scancherare

Son dietro a scancherare, per chiudere un libro, che ogni volta che ho da chiudere un libro, vengono avanti dei giorni così, che scanchero dalla mattina alla sera, che è una faticaccia, però è anche bello, scancherare.

Il bravo

Ci sono dei momenti in questi giorni, che penso: non sto pensando bene, un’altra volta. Allora mi dico: prendi fuori il computer e vai avanti a scrivere, non pensare, fa’ il bravo. E lo faccio.