È morto uno

È morto uno che ha fatto vedere come si scrive con la lingua emiliana senza appartenenza, perché non c’è appartenenza a un posto solo. Che ha raccontato come favole i paesaggi della provincia dove sembra che non c’è niente e non succede niente, invece qualcosa c’è e qualcosa succede. E la gente e i pensieri avvitati e belli che ha quella gente, che sono anche i miei. Uno che ti suggerisce che il mondo lo capiscono gli ingenui. Che o vai col tuo stupore e tieni alla larga l’abitudine di te, o puoi diventare una copia, che si dà risposte brutte. Uno che diceva che il corpo sta bene quando si vuole bene a qualcuno, e il mio corpo è così, uguale a come diceva lui. Uno che a leggerlo senti pudore, leggerezza, l’essere impalpabili; almeno quando lo leggo io, che mi fa sempre pensare che una cosa valida, se c’è, se l’ha indicata, è provare a seguire il cuore libero che abbiamo, e basta.