All inclusive

Ho sentito Mauro Corona, lo scrittore, una volta, che ha detto:
«Se non hai equilibrio, in montagna rotoli giù che è una bellezza».
Infatti è andata così.
Sono tornato da Malta e tempo un giorno, son ripartito: ho preso una baita, su, in Val Camonica, sotto le Alpi a 2.000 metri, perché avevo voglia di star da solo; dopo tutta l’estate nel Mediterraneo, sempre coi ragazzi, giorno e notte, un caldo da urlo, “un po’ di montagna mi può far bene”, ho pensato. Allora mi son deciso, sette ore di autostrada, col traffico e tutto, pause all’Autogrill, macchina piena di scorte, tonno, ceci, gallette, maionese, sottaceti, vino bianco, e poi vestiti pesanti, scarponi… E una bacinella, sì, perché il vecchio della baita m’aveva detto che non c’era la doccia, nella sua baita.
Questo vecchio, che mica lo conoscevo, non sapevo neanche che faccia avesse, la sua baita non l’aveva affittata mai a nessuno; me la dava per 100 €, all inclusive, due settimane o anche tre… «Se vuoi puoi starci quanto vuoi», m’aveva detto. Io ho detto ok. In generale ho fiducia, io, nelle persone, soprattutto nelle persone già invecchiate, e insomma arrivo lassù in Lombardia, e lui mi viene incontro, c’incontriamo in un parcheggio… Aveva la barba lunga, ogni tanto tossiva, due begli occhi, sopracciglia nere e folte, i capelli un po’ grigi, fumava come un saggio; dopo mi ha fatto strada, in macchina, fino alla baita, a Zumella, si chiamava così il posto: tutta strada in salita, senza asfalto, una fatica ad andar su…
Arrivati lì, che eravamo in alto, era bello, lui ha tirato fuori le chiavi, e quando ha aperto la porta della baita, si è fatto da parte, e io sono entrato e ho guardato dentro: sembrava un capanno, la baita, un capanno di quelli romagnoli. Tutti i romagnoli ne hanno uno, dietro casa, pieni di roba vecchia, ferraglia, biciclette rotte; chissà perché c’è questa tendenza del capanno, in Romagna… Comunque, ero partito contento quel giorno, lungo l’autostrada, tre ore prima, guidavo, e mi ero accorto di queste cose alte, davanti, una vicina all’altra, appuntite: erano le montagne, facevano impressione. E invece quella baita… La cucina era sotto uno strato di polvere, ragnatele, le sue scarpe sporche appese qua e là, la sua roba per quando va a funghi, maglie, pantaloni, e poi erba, pentole…
Lì per lì gli ho detto va bene, la prendo.
Lui è andato via. Io ho spazzato, poi ho tirato fuori la spesa, l’ho messa negli scaffali, tutto ordinato, ho fatto il letto, che il letto era un materasso per terra senza cuscino, poi sono andato fuori, e c’era una visuale incredibile. Solo silenzio. Era anche freddo. E siccome ero stanco, sono tornato dentro e mi son steso lì, nel materasso sul pavimento; si vedeva la finestra con la montagna, là, gli alberi, e poi due falchi che giravano in tondo.
Ho detto, no, non ci posso stare qui.
Non c’ho pensato troppo, ho rimesso la spesa nelle borse, disfatto il letto, tutto via, son risalito in macchina e l’ho chiamato, al vecchio, e gli ho detto che tornavo a casa. Mi sa che l’aveva capito subito, che non era il posto per me, ma voleva vedere come andava a finire; mi sembrava che ci conoscessimo molto bene, io e il vecchio, quando ci siamo salutati di nuovo, giù al parcheggio.
Son ripartito per strada con un sollievo… Tutto il viaggio all’indietro, le montagne alle spalle e chi se ne frega, pensavo, non dovevo mica dimostrare niente; ascoltavo la radio, e c’era un deficiente che diceva: «Ascoltatori e ascoltatrici…», di continuo, ogni due parole ripeteva: «Ascoltatori e ascoltatrici». Mi mandano in bestia quelli così. E mentre guidavo, verso Bologna, mi son ricordato che l’altra sera, prima di partire per la montagna, ero andato a un concerto, e dopo un quarto d’ora ero andato via anche da lì. È andata uguale con la montagna. Settembre, e anche l’inverno, per me ogni anno è così: dove tocco sbaglio.
Quando sono arrivato in Romagna, dopo altre sette ore di macchina, autostrada, Autogrill, «Cari ascoltatori e ascoltatrici», non capivo più niente. Oltre ai capanni dietro le case, poco fuori dal casello, ho rivisto il mare; mi son fermato, era sera, c’erano le onde, piccole, mi son spogliato e ho fatto il bagno per un’ora. È stato liberatorio, nuotavo sott’acqua con la testa e mi sentivo come quei falchi della montagna. Poi mi sono asciugato, con calma, stavo bene, ho steso il lenzuolo sulla sabbia, ho aperto il tonno, i ceci, le gallette, la maionese, e ho mangiato fino a scoppiare. Un bel bicchiere di vino bianco, un filo di vento, il rumore del mare, e mi sono addormentato lì. Ero a due chilometri da casa, ma era tutto un altro mondo.