In due

Lo dico sempre anch’io, in due è il massimo,
per stare insieme, se vuoi stare insieme, in dieci, in venti,
come fai a stare insieme?
la gente invece gli piace d’essere in tanti,
«Eravamo un trentina,
senza contare i bambini», e sono contenti,
«Stiamo insieme»,
che non vuol dire niente, starai attaccato, non insieme,
più siete e peggio è,
stare insieme è un’altra cosa, non te n’accorgi?
no, non se n’accorgono,
per loro, essere in pochi è come non esserci, loro
hanno bisogno d’essere in molti, in cento, in mille,
in diecimila, in centomila,
che io, ci sono stato anch’io,
per San Martino, alla festa della Pieve,
mangiare, bere, canti, ridi, urli,
perché devi urlare, è tutto un urlío,
se no non ti senti, e per loro è allegria,
che era un casino, e io lì zitto in mezzo,
cosa vuoi che ti dica, mi pareva, ma davvero,
d’essere solo,

invece in due, tu e lei, la sera, in casa,
a un certo momento spegni la televisione,
chiacchieri un po’, lei va di là, torna,
sorpresa! due gelati,
vuoi crema o cioccolato?
poi ogni tanto si esce, si va nei posti,
a mangiare fuori, al cinema,
il cinema è una roba,
come da bambini le favole,
si sta tutti lì a sedere, zitti, incantati,
se ti viene delle volte da dir qualcosa, dietro
c’è sempre uno che protesta: ssst! silenzio!
poi Fine, si accendono le luci,
è come svegliarsi, ti alzi, e basta un niente,
che le tieni il cappotto, che se l’infila,
che la stringi, non molto, solo sentirla.

da Intercity
di Raffaello Baldini
(Einaudi, 2003)