Lavarmi i piedi lì, nella filosofia

Ultimamente sbaglio a parlare. Ad esempio, di una cosa che non approvo, dico «Mi fa cagare». Mi si sta semplificando il lessico. Sono diventato più scemo, vagabondo nel cercare di dire le cose. Le dico riconducendole all’estremo. È un male, questo.
Adesso che mi si sono accorciati i pensieri, vedo la luce nelle cose da niente. Che è sbagliato. È un autocompiacimento. Una volta non ero così. Se mi vien da pensare «Oh che bello», dovrei subito mettermi sull’attenti, perché mica è vero. Ma se non è vero, perché lo sento? Ho talmente la testa schiacciata che non vedo soluzioni.
Mi autoparlo. Quanto sono indispensabile io per l’esistenza… Invece non servo a niente. Mi spavento, a essere così rincoglionito. Come son messo? Dovrei cercare nuovi anticorpi, magari nella filosofia. Lavarmi i piedi lì, nella filosofia.
O leggere più romanzi. Insomma, mi serve un estintore per sfiammare la cretinaggine. Sto anche scherzando, al venti percento della cosa. Adesso mi accorgo che ho celato troppo l’ironia. Ho sbagliato tutto anche stavolta.