Le acque

In libreria. Questa volta, una mora col maglioncino a collo alto: «Devo fare un regalo. È per un ragazzo di trent’anni che fa il professore di economia». «Ok», ho detto io. «Di solito cosa legge?». «Non ne ho idea», ha detto lei. «Che gusti ha, in generale?», le ho chiesto. «Mmm», ha detto lei. Poi ha aggiunto: «Lo so, così non ti sono d’aiuto».
Mentre pensavo a che libro prendere, mi sono chiesto se questo ragazzo, professore trentenne, fosse o non fosse il suo fidanzato. Mi sono risposto che non lo era.
Ho preso The game di Baricco e le ho detto che è una specie di saggio, ma non un vero saggio, sulle traiettorie della tecnologia e su come siamo arrivati a essere dove siamo. «Interessante…», mi ha detto lei. «Altro?». Economia, trentenne, professore… «Non mi viene in mente altro», le ho detto.
«Facciamo finta che tu sia lui», ha detto lei. «Cosa ti piace?». «Se vuoi ti faccio vedere gli ultimi che ho letto», le ho detto. Ha annuito. Ho preso L’idiota della Batuman. «Questo parla di una ragazza con una bella testa che studia a Harvard, ma poi quand’è ora di approcciare un ragazzo è impedita come tutti». «Bello», mi ha detto lei. «Ma forse è più per me che per lui».
«Oppure questo», le ho detto. Ho preso L’unica storia di Julian Barnes. «È il racconto di uno che ha avuto una storia con una donna che aveva il doppio dei suoi an…». «No no, questo meglio di no», mi ha detto. «Comunque, è bello sentirti parlare di libri». Avrei voluto dirle, per smuovere le acque: «È bello guardarti da così vicino», invece non l’ho detto. Alla fine ha comprato Baricco.