Coglionaggine

Mi son ricordato di una volta che, avevo appena cominciato a abitare con Togliatti, e avevo appena firmato un contratto con una grande casa editrice che si chiama Einaudi, e una sera, non so perché, non lo facevo quasi mai, ma, aspettando che Togliatti tornasse a casa, mi ero messo a lavare i piatti e, intanto che lavavo i piatti, “Ma pensa” avevo pensato, “uno che sta per firmare un contratto con una grande casa editrice che si chiama Einaudi, guardalo qua che lava i piatti. Che umiltà” avevo pensato, e poi mi ero fermato nel mio lavare, “Ma sei deficiente?” avevo pensato.
Ero deficiente.
Mi succede, di essere deficiente, abbastanza spesso, anche.
C’è uno straordinario poeta e drammaturgo italiano che si chiama Raffaello Baldini che, in un suo straordinario testo teatrale che si intitola La fondazione, ha fatto dire al protagonista una battuta: «C’è una battuta, a proposito di battute, che la diceva sempre il maestro Liverani: “La battaglia contro la coglionaggine comincia da sé stessi”».
Ecco io, per quanto possa essere poco interessante, io devo dire che la mia coglionaggine non la combatto, la assecondo.

 

da Sanguina ancora
di Paolo Nori
(Mondadori, 2021)

Meraviglioso Stani

Meraviglioso Stani che poi lascerà nascosta nel mio armadietto una agenda che ancora ho con su questa dedica che ora riporto in tutto il suo fulgore: “Ricordati che per il mondo non sei nessuno, ma per qualcuno sei più di un mondo.”

 

da Pao Pao
di Pier Vittorio Tondelli
(Feltrinelli, 1982)

Perché tu ti perdi

E Filippo dirà: “Perché tu ti perdi nel tuo amore, ti abbandoni nel tuo amore quando invece anche un bambino sa che egli è una macchina diversa da sua madre e che quindi non potrà mai più raggiungerla in pienezza e completezza e invece tu vuoi completamente perderti nelle braccia dei tuoi amanti, dimenticarti, innestarti su di una storia meravigliosa proprio perché non tua. Ma noi siamo macchine e l’unico modo per non soffrire dell’amore è lasciare che le storie ti sfiorino, ti accarezzino, ti penetrino quel minimo che è possibile. Non puoi voler di più. È impossibile voler di più. Devi lasciarti solamente sfiorare dal tuo amore, se fai tanto di alimentarlo bruci, come stai bruciando ora.”

 

da Pao Pao
di Pier Vittorio Tondelli
(Feltrinelli, 1982)

Se c’è

Oggi, l’unica cosa che ho da fare, è andare in piazza VIII agosto a comprare una maglietta dell’Italia. Se c’è, la prendo di Chiesa. Se non c’è di Chiesa, forse di Di Lorenzo, se c’è, oppure di Insigne, se ce l’hanno. Bellissima giornata.

Spontaneamente

Insomma, a quanto ne so dovrei studiare per strappare un titolo di studio che a sua volta mi permetta di strappare un buon lavoro che a sua volta mi consenta di strappare abbastanza soldi per strappare una qualche cavolo di serenità tutta guerreggiata e ferita e massacrata dagli sforzi inauditi per raggiungerla. Cioè, uno dei fini ultimi è questa cavolo di serenità martoriata. Il ragionamento è così. Non ci vuole un genio. E allora, perché dovrei sacrificare i momenti di serenità che mi vengono incontro spontaneamente lungo la strada?

 

da Jack Frusciante è uscito dal gruppo
di Enrico Brizzi
(Transeuropa, 1994)

Bussolotti del lotto

Così me ne corro e quanti di pensieri che tengo nella mia crapa o piuttosto pensieri di stomaco, la testa ronza solamente come il monoscopio della tivù; nella pancia invece è lì che ci tengo tutti i miei fumamenti come bussolotti dei lotto, dite un numero vi guardo dentro che pensiero ci sta.

da Altri libertini
di Pier Vittorio Tondelli
(Feltrinelli, 1980)

Esperienza

Quando non ci sarà scuola la scuola allora sì che funzionerà e sarà bella finalmente, perché uno si alzerà e andrà al cinema e a fare all’amore ed è questa la scuola, cioè l’esperienza, mica la normalizzazione, te lo dico io che ho imparato più da un pompino che da ventanni di esami.

 

da Altri libertini
di Pier Vittorio Tondelli
(Feltrinelli, 1980)

Saprebbe

La commessa del Pam, prima non mi salutava. Poi ha cominciato a salutarmi, alla cassa. Adesso mi saluta anche quando non è in cassa, ma sistema qua e là gli scaffali. Degli sguardi che dopo io penso: mi saprebbe amare?

Ritorna

Si ritorna? Dici? C’era un matto, una volta, che diceva sempre, tu dici? Eh, dico. Si ritorna.