Spirito ludico

Dico: «Era uno che alzava sempre il tiro? Uno che si toglieva la terra sotto i piedi, finché si è accorto di essere andato troppo in là?»
Lui ha allargato le braccia nelle tasche del cappotto, ha risposto guardando in giro: «Aveva uno spirito ludico, potrebbe essere ciò che lei chiama “alzare il tiro”. Non si adagiava sulle cose, e questo era anche molto bello: una forma di umanità, di umiltà, in senso positivo questa volta. Non si sarebbe vantato, neppure con se stesso, indubbiamente. Ma più per uno spirito ludico che per una volontà di superamento… Lei dirà: qualunque non fermarsi è un superamento. Invece è diverso. Lui non aveva il senso dialettico della gradualità, alla Goethe. Cambiava pelle spesso, e qui anche stava la sua incapacità di realizzare; dimenticava ciò che aveva fatto, non per un voler superare, ma per un lasciar cadere…»

da Lo stadio di Wimbledon
di Daniele Del Giudice
(Einaudi, 1983)

Coez

Io, che sono uno che mi piacciono le cozze, quando sono andato a Bruxelles ho visto scritto su qualche menù “coez”, allora avevo pensato che cozze nella lingua belga si dicesse coez, come il cantante. Dicevo ai miei amici “oh, ci spariamo un po’ di coez?” Oppure “in questo ristorante le fanno le coez?” Invece cozze non si diceva coez, si diceva in un altro modo. Però anche adesso io le cozze le chiamo coez, mi piace chiamarle così, come il cantante.

XXL

Sono andato a comprare due maglie, che non posso tirare avanti ancora coi maglioni di lana, e sono dovuto passare dalla xl all’xxl, non me l’aspettavo. Il commesso, forse perché aveva notato il mio sconcerto, mi ha detto che il modello di quelle maglie era “slim”. Ah ecco, gli ho detto io. Dopo però gli è entrato un moscerino nell’occhio e ha cominciato a lamentarsi. Diceva che adesso ci sarà un’invasione di moscerini. Secondo me ha ragione. Mi piaceva, era un commesso lungimirante.

Peli nuovi

Ultimamente, quando mi faccio la barba, noto che mi crescono dei peli nuovi, un po’ indipendenti. Ad esempio ce n’è uno, nella zona dei baffi, se così si può dire, che cresce isolato, lontano dagli altri, e punta verso su, anziché in giù. È tutto molto strano, boh.

Lasciateci le mani libere

I partigiani

Non è per via della gloria
se siamo andati in montagna
a fare la guerra.
Di guerra eravamo stufi,
di patria anche.
Avevamo bisogno di dire:
lasciateci le mani libere,
i piedi, gli occhi, le orecchie;
lasciateci dormire nel fienile
con una ragazza.
Per questo abbiamo sparato
ci siam fatti impiccare
siamo andati al macello
piangendo nel cuore
e le labbra che tremavano.
Ma anche così sapevamo
che di fronte a un boia di un fascista,
noi eravamo persone
e loro marionette.
E adesso che siamo morti
non rompeteci i coglioni
con le cerimonie,
pensate piuttosto ai vivi
che non abbiano da perdere anche loro
la giovinezza.

(la poesia originale, con la traduzione di Nino Pedretti, si trova in
Al vòusi e altre poesie in dialetto romagnolo,
Einaudi, 2007)

Buona liberazione

Come ho detto è stato un lungo inverno, e adesso è finito. L’abbiamo sbarcato, ma è stata dura quest’anno, moltissimo. Sono ritornato a stare nel mio paese ed è stato come dover rifare tutto daccapo. Mi hanno aiutato lo yoga e un bambino, che oggi per la prima volta, mentre salivo le scale è uscito sul pianerottolo e di corsa mi è venuto ad abbracciare. Adesso lavoro coi libri, lavoro con la tastiera del mio computer e vedo dei soldi. Per carità, pochi. E siamo solo all’inizio, è tutto da fare, non si dovrebbe dire niente. Ma io me lo ricordo quando lavoravo in banca. Quindi se oggi è la liberazione, forse qualcosa si può dire. Ogni tanto qualcosa si può anche dire. Buona liberazione!

Umanità non l’hai mai avuta dall’inizio

I morti giungono correndo di sbieco
con in mano una pubblicità del dentifricio.
I morti sono ubriachi a capodanno,
soddisfatti a natale,
riconoscenti nel giorno del ringraziamento,
annoiati il quattro di luglio,
ozianti per la festa dei lavoratori.
Confusi a pasqua,
offuscati ai funerali,
buffoni negli ospedali.
Nervosi alla nascita.
I morti comprano calze
e calzoncini
e cinture
e tappeti e vasi
e tavolini da caffè.
I morti ballano con i morti,
i morti dormono con i morti,
i morti mangiano con i morti.
Ai morti viene fame
quando vedono teste di maiale.
I morti s’arricchiscono
i morti si fanno più morti,
quei figli di puttana.
Questo cimitero sopra la terra
una tomba per la sporcizia.
Io dico:
umanità
non l’hai mai avuta
dall’inizio.

Poesia di Charles Bukowski

Frasi

Quante volte mi viene in mente una bella frase, e penso, no, cosa me la segno a fare, tanto questa me la ricordo, non me la segno. E poi ciao.

Coinquiline

Tutte le coinquiline che ho avuto si sono un po’ innamorate di me. Ci ho pensato. È che io fuori di casa mi sento sempre male, ho quella paura di fondo, e non mi va via, invece dentro casa sto benissimo. Un casalingo perfetto. Dopo s’innamorano tutte.