Grazia

Ho visto una cosa, stasera, al teatro di Casalecchio, di una grazia, che mi son fatto piangere. E un momento dopo ho provato un rilassamento che mi sarei potuto addormentare. Però son rimasto sveglio, e ho deciso, lì, che questa grazia io adesso me la tengo dentro, che bisogna che la uso per andare avanti, e lascio indietro tutto quello che non viene.

Invece

Ieri sera ho preso il 13, erano le 23 e 30, tipo, e c’era un’aria calda, sull’autobus, ferma, e una luce, anche questa calda, che mi è sembrato di essere su una corriera di turisti, zitti e stanchi, che di sera ritornano da un’escursione estiva, da un posto di mare, tipo in Tunisia, o a Malta, giù di lì. Invece ero sul 13, in centro a Bologna, che mi portava a casa.

Stanchezza

Sono stanco. Molto. Perché ti dicono, fai altro, lo fai, non è abbastanza. Oppure, non ti lamentare, ti dicono, ma ti lamenti lo stesso, o non ti lamenti, non cambia. Piangi, non serve a niente, tranne che ti si svuota la voce, e il petto, è bello, quello. Lavora, ti dicono, che alcuni col lavoro superano tutto, io no, io non riesco. Sono stanco, ma molto. Chissà a cosa mi porterà, questa stanchezza.

Due cose

Due cose, mi vengono in mente. La prima, l’epigrafe che apre Il maestro e Margherita, “…e allora chi sei poi tu, alla fine? Io sono parte di quella forza che eternamente vuole il male e eternamente compie il bene” (Goethe, «Faust»), e la seconda, una frase di Robert Penn Warren: “Devi fare il bene dal male, perché si può fare solo da quello.”

Invece ve’

Mi ricordo che qualcuno, anni fa, mi aveva parlato della sua insonnia, e io lì avevo pensato: sicuro, a me non succederà mai, l’insonnia. Mi sembrava una roba così lontana. Invece ve’, non si dorme più.

Insomma.

Sono quattro giorni che non dormo. Stamattina, quando ho visto la luce sulla finestra, mi è venuto in mente quel passaggio di Post Office, di Bukowski: La mattina dopo era mattina e io ero ancora vivo. Forse scriverò un romanzo, pensai. E lo scrissi.
Insomma.

Mi dispiace

Una cosa che mi dà dispiacere, ho capito oggi, quando esco di casa e guardo il mondo, è questa patina di marketing, di design, che ha preso le cose, e che secondo me, in un modo che mi ricordo di aver letto in un saggio di Han, ha preso anche le teste di parecchi. Una patina di design che c’è il vuoto, sotto. Mi dispiace molto di questo.

96 pagine

«Mia nonna» mi ha detto la Sophie, «diceva che un libro, per vedere se è buono, bisogna aprirlo e leggere a pagina 100». Io, il mio libro, sono 96 pagine. Chissà cosa direbbe, la nonna della Sophie.

Avanti

Il 24 di marzo esce il mio primo romanzo. Intanto, mi sono arrivati i complimenti di Andrea Tarabbia, Paolo Nori, Giampiero Rigosi. I bastoni fra le ruote continuano, e peggiorano. Ma c’è anche qualche spinta, che aiuta. Avanti.

Smentirò

Allora adesso basta, mi son detto stasera. Che quand’è basta è basta, diceva mia mamma quand’ero piccolo.
So già che mi smentirò da solo.