Pane e vino

Si era stesa sopra un ramo dell’albero a non far niente. Aveva appoggiato la testa su un braccio, e la mano pendeva giù dal ramo. Sotto la sua mano passava il vento, e sotto il vento il grano era piegato verso i sassi bianchi, uno qua e uno là. Bianchi come la sua mano. Vicino ai sassi erano cresciuti dei fiori rossi, come se vicino al pane ci debba sempre essere il vino. Non solo: c’erano anche un bossolo da fucile e la bustina di un integratore. Aminoacidi ramificati. A lei non interessava, il ramo le indicava di guardare il sole, dritto laggiù, ma aveva già chiuso gli occhi. Il vento non riusciva a spostarla, la sua mano. Non c’era sangue lì dentro, solo ossa e aria. Era vuota. All’ombra.
Da qualche parte, nel bosco, c’era un cacciatore con un fucile in mano, che se fosse passato di lì, di sicuro si sarebbe fermato a guardarla dormire.