Serie tv

Oggi ho rivisto Eva. Non ci vedevamo da prima dell’estate, io e Eva. Abbiamo parlato per quattro ore senza fermarci. Lei adesso abita a Udine, e da Udine è passata per Santarcangelo, così, di ritorno da Roma. Siamo andati al Caffè Roma, appunto, a Santarcangelo, che lì per fortuna non ci va mai nessuno. Eva ha detto che la colonscopia che devo fare me la merito, per tutti i colpi che mi ha mandato. Poi abbiamo parlato di politica e di Salvini, dei centodiciassette morti in mare e del fatto che nessuno fa niente, che adesso è tutta una serie tv, appunto, la politica. Poi lei ha detto che vuole prendere un barchino e remare fino alla Libia per scappare dall’Italia, e morire, anche, magari. Poi abbiamo parlato di come siamo fatti noi, io e lei, e che pazienza, gli altri, tutti gli altri, i genitori, gli ammogliati, gli impiegati, tutti, se ne faranno una ragione. Che noi non ci dobbiamo adeguare a essere come loro, che ci abbiamo provato a lavorare in banca, o a lavorare da Zara, e non ce la facciamo, noi, io e lei. Poi mi ha detto che se la terra fosse piatta il suo gatto avrebbe già fatto cadere tutte le cose oltre il bordo. Poi mi ha chiesto se la trovo più saggia rispetto a prima, io le ho detto di no, che mi sembrava saggia anche prima. Poi ha fatto una fotografia a una ventola appesa al soffitto del Caffè Roma. Poi la barista ci ha portato delle bruschette di pane integrale col formaggio e le acciughe, lei ha mangiato solo il pane perché è vegana, io solo le acciughe perché ho mal di stomaco. Il formaggio è rimasto. Poi siamo andati a comprare una bottiglia di vino e abbiamo pregato che nel suo bancomat ci fossero abbastanza soldi. Poi ci siamo abbracciati al paese vecchio, che io gli abbracci, insomma, non sono pratico, non mi abbraccio mai con nessuno, e lì ci siamo salutati.