Spirito ludico

Dico: «Era uno che alzava sempre il tiro? Uno che si toglieva la terra sotto i piedi, finché si è accorto di essere andato troppo in là?»
Lui ha allargato le braccia nelle tasche del cappotto, ha risposto guardando in giro: «Aveva uno spirito ludico, potrebbe essere ciò che lei chiama “alzare il tiro”. Non si adagiava sulle cose, e questo era anche molto bello: una forma di umanità, di umiltà, in senso positivo questa volta. Non si sarebbe vantato, neppure con se stesso, indubbiamente. Ma più per uno spirito ludico che per una volontà di superamento… Lei dirà: qualunque non fermarsi è un superamento. Invece è diverso. Lui non aveva il senso dialettico della gradualità, alla Goethe. Cambiava pelle spesso, e qui anche stava la sua incapacità di realizzare; dimenticava ciò che aveva fatto, non per un voler superare, ma per un lasciar cadere…»

da Lo stadio di Wimbledon
di Daniele Del Giudice
(Einaudi, 1983)